
Allacciate le cinture (turbolenze e lacrime in arrivo)
Ore 10 di un normale mercoledì di marzo, propongo un po’ di sano sport alla mia amica Ely, che è una pigra cronica (so che mi ucciderà per questo). Lei rilancia con l’ultimo film di Ozpetek, “Allacciate le cinture”. Accetto, ma vado lo stesso in piscina, perché ho ancora un po’ di fish and chips attaccato al sedere e non posso permettermi di fermarmi.
Ore 22,30. Arriviamo al cinema, con Ilaria e Francesca, ma nessuna di noi ha letto la trama del film, probabilmente, siamo qui per ammirare Francesco Arca, nella sua opera prima ( non tanto per la bravura…). Certo, sappiamo che Ozpetek non è un regista facile – basti pensare alla fine che ha fatto quel povero Argentero in “Saturno Contro” -, ma è comunque uno dei più grandi.
Ore 23,30 dello stesso normale mercoledì di marzo. Voglio tornare a casa. Un misto di ansia e dolore mi pervade.
Ore 00,30. Si accendono, finalmente le luci della sala. Mi volto verso Ely e noto che ha il volto rigato dalle lacrime. Ilaria, molto provata, sostiene che a questo punto avremmo potuto portarla a vedere “12 anni schiavo”.
Francesca è immobile.
Io penso che non riuscirò a chiudere occhio.
Mentre cerchiamo di ricomporci, una signora sulla sessantina esclama “Io mi sono divertita da morire!”.
Ci guardiamo e non possiamo fare a meno di ridere.
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