
Cambiare casa
“Cambiare casa? Che ci vorrà mai?!? Scatoloni e pazienza!” : avevo pensato appena mio marito aveva proposto di trasferirci.
Già da tempo il suo brontolare si era fatto più insistente. Non riusciva più a sopportare le dimensioni di quella che per me era – e lo è ancora – la più adorabile delle casette.
Inizialmente il momento dell’addio sembrava lontano e mi sentivo quasi indifferente a quell’idea, ma un bel giorno mi sono svegliata ed ho realizzato: “stavano per arrivare i ragazzi del trasloco! Stavo per abbandonare la mia splendida casa!”
Non so dirvi se sia stato più difficile far entrare tutto nel camioncino dei traslochi o dire addio a quello che è stato il primo luogo che io e la mia famiglia abbiamo chiamato (e sentito) casa nostra.
Ricordo perfettamente di aver inscatolato per primi gli utensili della cucina, poi il cibo, gli indumenti negli armadi e infine tutto il resto delle cose, alcune che non sapevo neppure di avere! Sì, perché quando si trasloca in realtà si riportano alla luce oggetti dimenticati e con essi alcuni ricordi che si erano momentaneamente depositati in un angolo remoto del cervello, sovrastati dai pensieri di tutti i giorni: “devo andare al lavoro, devo fare la spesa, devo…” Ma il momento del trasloco è stato per me un “devo” più rilassato, senza fretta; del resto io non avevo nessuna premura di lasciare la mia “home sweet home” . Probabilmente mi spaventava non solo lasciare quel luogo, ma anche la mia vecchia routine.
Tutti pensano che la routine sia un qualcosa di orribile, invece a me piaceva la mia tranquillità. Uscire tutte le mattine e scambiare “due parole” col mio vicino, che rientrava puntualmente con la colazione. Il rintocco delle campane ogni ora. Naturalmente, l’avevo odiato i primi giorni in cui mi ero trasferita nell’adorabile casetta, ma alla fine era diventato “lo sfondo” delle mie giornate ed adesso, che non scandisce più il mio tempo, ne sento la mancanza. Come sento la mancanza della vicina di casa un po’ stravagante, che indossava una t-shirt “barcollo ma non mollo” con stampato un boccale di birra e che urlava e rideva talmente forte che non potevi non sentirla, neppure con la tv accesa. Ma sopratutto mi manca Brunella, la mia vicina preferita. Si tratta di una sarta che, fin da subito, ha trattato me come una figlia e Sofia come una nipotina. Sono sicura che non potrò mai trovare una vicina migliore!
Adesso sono nella nuova casa. Non la sento ancora come “mia”e talvolta – non so se per abitudine o nostalgia – mi capita di sbagliare incrocio e dirigermi verso il mio vecchio indirizzo. Non fraintendetemi, la nuova casa è più spaziosa, più luminosa e si trova in una posizione più centrale rispetto alla precedente, sicuramente mi piace un sacco, ma nonostante contenga tutte le mie cose, non riesco ancora a sentirla la mia casa. Non ne ho parlato con Sofia, ma credo che lei provi la stessa cosa. Probabilmente ci occorre ancora un po’ di tempo, ma sono certa che un pezzetto del mio cuore (e della mia vita) rimarrà per sempre legato alla mia ex splendida casetta!
Martina
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