
“Il destino-cosa sarebbe successo se……….?
Il 15 giugno del ’29 si presentò alla Caserma Leg. Allievi di Roma molto motivato, ed esattamente sei mesi dopo, fu promosso Carabiniere a piedi.
Rinaldo, giovane paesano lucchese, era un uomo pieno di personalità e, adesso, arricchito dal “fascino della divisa” risultava ancora più attraente; gli occhi color cielo, naso perfetto e labbra carnose, riempivano un ovale di viso “tenebroso” da attore Hollywoodiano, esaltandone la bellezza.
La semplicità e la bontà, invece, si potevano leggere in ogni suo gesto, anche il più semplice……….
Assegnato alla Caserma di Livorno come scrivano, annotava scrupolosamente ogni giorno, nel proprio Libretto personale, una piccola o grande variazione riguardante la gestione della Caserma:
consegne di divise, nuovi acquisti, leggi nuove e tenuta di libro-paga.
-Rinaldo, quanto mi spetta questo mese? Guarda che ho fatto più “guardie”, registralo nel tuo libro, sai che la famiglia è cresciuta ed i soldi non sono mai abbastanza!- urlava Vinicio mentre si faceva la barba.- “Stai tranquillo! Ti darò ciò che ti spetta!-rispondeva il collega con aria pacata.
Da allora in poi, durante tutto il servizio, nessuno aveva mai visto quell’uomo irritato; sarà stata la sua indole o forse la sua provenienza: un piccolo paese di Borgo a Mozzano che gli aveva regalato oltre al cognome, l’armoniosa vita rallentata dell’epoca. Ma il paese offriva poco, polenta di granturco e di castagne erano i pasti principali; per questa ragione Rinaldo aveva scelto un’altra strada, non dimenticando mai le sue origini e, quando era triste, immergendosi nei pensieri, avvertiva quell’odore di sottobosco dove, forse, un tempo non lontano, aveva donato una pudica carezza alla ragazza carina del paese. Ah, l’amore!
Dal ’29 al ’40 una tranquilla vita di Caserma, tra piccoli furti e denunce di poco conto.
Ma, il 4 giugno di quell’ultimo anno, in piena Seconda Guerra Mondiale, sei giorni prima che anche l’Italia entrasse in conflitto, il piccolo grande scrivano di paese venne mobilitato ed inviato, essendo Carabiniere, al fronte occidentale: la prima tappa fu Airasca (Torino) in attesa di nuova destina-
zione; infatti venne trasferito poi a Verdello(Bergamo) e da lì a Livorno dove apprese che sarebbe stato inviato, con i compagni, in Albania, in rinforzo alle nostre truppe in ritirata nella guerra di Grecia. Mitragliati dal nemico durante lo sbarco a Durazzo, dopo una piccola sosta a Tirana, furono poi inviati a Valona presso la 4° Armata, in quanto sessione motorizzata. Dopo diversi mesi, avendo fermato la ritirata per via ordinaria, vennero trasferiti ad Atene fino a settembre del ’43; il 17esimo
giorno del mese però, dopo un’inutile resistenza, gli tolsero le armi e, con la tradotta (treno-merci),
vennero condotti in Germania, con l’ amara illusione di essere trasferiti in Italia. Solo allora Rinaldo capì la gravità e, solo allora, le immagini della sua vita si srotolavano come pellicole di vecchi film. -Vedrò di nuovo il mio paese?- sospirava- mentre pensava al granturco ed alle castagne. Se avessi dato retta!……………..
Intanto la tradotta camminava; gli uomini e le donne, trattati come animali, lasciavano nei vagoni i propri bisogni, emanando in poco tempo un acre odore, compagno del loro viaggio.
Giunti a Coswing, Rinaldo e gli altri prigionieri di guerra vennero sistemati in baracche vicino ad una fabbrica di polvere dove, dopo due settimane, iniziarono a lavorare come schiavi per dodici ore al giorno, malnutriti e malvestiti.-”Era questo ciò che prevedevano gli art. 10-27-32 e 76 della Terza Convenzione di Ginevra firmata nel ’29 anche dalla Germania?- pensava- mentre le lacrime ed il sudore gli bagnavano il viso. Intanto, in lontananza, l’allarme avvisava un imminente bombar- damento. La fabbrica di polvere era molto importante anche per gli Alleati, per cui, nonostante ne conoscessero bene l’ubicazione, evitarono sempre di distruggerla.
Quel giorno, lo stomaco dello “scrivano” brontolava più del solito :-“Ormai ho visto dov’è la cucina!-pensò, e si stacco velocemente dal gruppo; un attimo di esitazione e via, a “rubare” le bucce di patate, che erano in un angolo fuori, in attesa di essere date in pasto ai maiali. -”Non farlo!”- suggerì il compagno di sventura. Senza neppure capire, Rinaldo venne preso a frustate da una guardia e messo di nuovo in fila per andare al lavoro. Colpa delle kartoffen!
Fame e freddo, neve e ghiaccio, voglia di morire!E intanto guardava la stella più alta e le si raccomandava: -”Stella stellina, per una volta ancor rendimi grazia! Fammi veder di nuovo, l’amore mio lontano!
Si, lassù tra i castagni aveva lasciato un piccolo sospeso…
Venne l’estate del ’44 e,Rinaldo ed i compagni diventarono civili. In ogni modo, lavoravano come schiavi e, durante le ore di libertà, cercavano in tutti gli angoli, le ambite patate. Ancora una volta dopo una spiata, venne perquisita la camerata. -”Rinaldo, corri, nascondi le patate!-suggerì il compagno.E, forse quel giorno, se avessero trovato sotto il letto quel sacco, lui e gli altri, sarebbero stati sottoposti alla fucilazione. Invece, lavorarono ancora in fabbrica, fino alla fine del ’44. A primavera del ’45giunse la notizia del rimpatrio. Un vero miracolo! -”Fammi trovare tutta la mia famiglia viva, oh mia stellina!”- pregava impaurito l’uomo.
A maggio la notizia venne però oscurata: l’ordine era di partire ma, incolonnati sotto ferrea scorta.
-Cercate di fuggire perchè, usciti dal campo, vi mitraglieranno tutti!- suggerì Hermann, che ormai aveva stretto amicizia con i militari italiani. E così, Rinaldo e l’amico bergamasco, fuggirono a gambe levate nella limitrofa campagna. Dopo circa tre ore, all’imbrunire, trovarono un casolare dove un contadino li rifocillò e li fece dormire nel fienile. Alle prime luci dell’alba Antonio svegliò l’amico ed imboccarono la strada vicino alla fattoria. -”Guarda Rinaldo, i segni per terra dei carri armati russi! E, camminando per circa un’ora su quel tragitto, trovarono una cittadella già occupata dagli Americani che li accolsero come fratelli. Finalmente liberi!
Ci vollero giorni per riuscire a tornare a casa e, sulla via del ritorno, Rinaldo incontrò l’amore vero della sua vita…………..
OGGI, 19 OTTOBRE 2014
Sono qui, sola in una stanza, in cerca del silenzio più assoluto, a “sfogliare” i miei più intimi pensieri; solo la luce tenue ed il ticchettio costante dell’orologio sono i miei più acerrimi nemici oltre la mosca che mi ronza intorno da ieri sera, senza darmi tregua. In un attimo, però, riesco a far spazio al pensiero più inquietante……. : non so cosa avrà pensato Rinaldo nel corso della sua vita, ma, con assoluta certezza confermo che, quel lontano giorno, se avesse deciso di mangiare più polenta…….. non avrebbe subito le angherie nei campi di prigionia in Germania, quasi sicuramente avrebbe sposato la ragazza della porta accanto….. ma, decisamente, i miei figli non farebbero parte del suo albero genealogico. Ed io, non sarei qui a raccontarlo……
SUSY
2 thoughts on ““Il destino-cosa sarebbe successo se……….?”
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Bello!!
bellissimo!