
Il cappello giallo
Tesoro mio, oggi l’autobus non ne voleva sapere di arrivare. Ho temuto di non fare in tempo e non me lo sarei mai perdonata. Ho tirato un respiro di sollievo nel vederlo comparire in lontananza.
Arrivata alla stazione ho faticato più del solito a scendere, ma un signore molto gentile mi ha dato una mano e mi ha persino raccolto il cappello giallo, quello con il fiorellino che ti piaceva tanto stropicciare, prima di addormentarti, in braccio a me.
Ogni giorno è un po’ più dura, ma non ti preoccupare, finché avrò le forze, mi troverai seduta sulla nostra panchina. Ti ricordi quanto ci divertivamo a guardare i treni che passavano? “Più veloci della macchina del babbo” dicevi tu. E quanto ci faceva ridere il nonno, che brontolava, perché non capiva cosa ci trovassimo di tanto interessante! Lo sapevamo solo noi due.
Questo è l’unico luogo in cui ti senta davvero vicino. Qui, l’amore e il dolore si fondono e non riesco più a distinguerli. Ripercorro mentalmente quegli attimi: ti tenevo per mano, in attesa che il treno, a pochi metri da noi, si fermasse. Un signore mi chiese qualcosa che neppure ricordo. Tu lasciasti, improvvisamente, la mia mano, incuriosito da un piccione. Fu un attimo. Il regionale delle 18 diretto a Firenze, quel giorno non arrivò a destinazione.
Tutti i giorni lo aspetto e mi chiedo perché sia successo proprio a noi. Cerco di trattenermi e non piangere. Qui c’è sempre troppa gente che a volte mi fissa, ma capita che, come oggi, una lacrima, troppo veloce per le mie vecchie mani, mi sorprenda e scivoli giù.
Ora devo proprio andare, amore mio, tra non molto il nonno tornerà a casa e non vorrei si insospettisse. Come ogni sera, farò finta di essere tornata a vivere, nasconderò il cappello giallo nella scatola dei tuoi ricordi, aspettando domani per indossarlo di nuovo.
2 thoughts on “Il cappello giallo”
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Breve e diretto come uno schiaffo. Dove lo tenevi prima di deciderti a pubblicarlo?
Era chiuso in un cassetto in attesa del momento giusto!