Il marciapiede
Cammino blandamente sul marciapiede di marmo, intorno a me solo grigio: quello pallido dei palazzi e quello intenso e ricco di sfumature del cielo, che si toccano e quasi si confondono. Ha smesso da poco di piovere, ma ha tutta l’aria di voler riprendere a breve. Faccio attenzione a non scivolare sul marmo bagnato ed evito con cura ogni pozzanghera che si è formata sul trascurato marciapiede.
Davanti a me passeggia una coppia sulla settantina. Li riconosco, vivono nel mio stesso quartiere ma, prima d’ora , li avevo sempre incontrati separatamente, perciò non avevo idea che fossero sposati. La signora è molto curata : permanente fresca di parrucchiere, piumino blu cangiante molto elegante , stivaletti color testa di moro e borsa perfettamente intonata. Mi ritrovo a pensare che mi piacerebbe essere come lei a quell’età. Lui è perfettamente all’altezza della consorte e sembra un tipo molto attivo, come lascia intendere il fisico invidiabile. Tiene nella mano sinistra un grande ombrello verde bottiglia, di quelli col manico di legno, in grado di accogliere sotto di sé almeno due persone. L’altra mano tiene quella della moglie. Sono davvero teneri e mi strappano un sorriso. Mentre li osservo, una ragazza con un cane lupo davvero grosso mi sorpassa e mi si frappone davanti.
Li perdo di vista, probabilmente hanno preso il vicolo a destra che porta ad una delle strade principali della città. Immagino che, essendo sabato pomeriggio, durante il periodo dei saldi, sia un giorno perfetto per lo shopping. Io proseguo ancora per qualche metro e raggiungo il parcheggio coperto. E’ quasi al completo. Salgo sulla mia vecchissima Ypsilon color avorio e non faccio in tempo ad uscire dalle strisce blu, che un brutto suv le rioccupa, con tre o quattro manovre.
Domenica mattina, sono in ritardo per l’appuntamento con Stefano. Esco di corsa col sacco dell’immondizia e passo distrattamente di fronte all’edicola che si trova vicino ai cassonetti. Butto la spazzatura, mi scuoto il giubbotto, come per allontanare da me l’odoraccio che emana quella zona e torno indietro. Noto la civetta, appoggiata al muro dell’edicola, che espone il titolo a caratteri cubitali del giornale locale : “ Muore in pieno centro davanti alla moglie”; e, più in piccolo, una brevissima descrizione : “Inutili i soccorsi. Moglie ricoverata in stato di shock”.
Non ci penso due volte, entro e compro il giornale. Per non apparire troppo curiosa, non apro subito la cronaca. Mi dirigo verso la Ypsilon, decisa a leggere, una volta salita in macchina.“Stefano aspetterà”, penso. Nel breve tragitto mi accorgo di alcuni gruppetti di persone che parlano tra loro sommessamente, tuttavia ciò non mi stupisce più di tanto, visto che siamo in un piccolo quartiere , in cui tutti sanno tutto di tutti. Ma due anziani attirano la mia attenzione. Mi sembrano molto scossi : uno si asciuga le lacrime con un fazzoletto di stoffa bianco, mentre l’altro parla e scuote la testa. Non riesco a sentire quello che sta dicendo, quindi tiro dritto e arrivo alla macchina.
Finalmente prendo posto sul sedile del guidatore e apro il giornale e trovo l’articolo. Stringo il volante con la mano sinistra così forte che faccio suonare il clacson. Ho la bocca aperta, gli occhi sgranati, il cuore a mille e lo stomaco sottosopra, mentre, per assurdo,fuori mi sento dura come il marmo. Lo stesso marmo del marciapiede su cui il giorno prima ho visto quell’uomo dal fisico invidiabile camminare, mano nella mano con la moglie, per l’ultima volta.
1 thought on “Il marciapiede”
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Brava! Il Marciapiede è un bel racconto, breve al punto giusto, aperto all’immaginazione del lettore. L’uso del presente fa accadere tutto davanti ai propri occhi.