
In fondo basta una parola – Saverio Tommasi
Leggiamo i suoi articoli su Fanpage, guardiamo i suoi reportage sul suo canale Youtube, lo seguiamo su Facebook, ma non dimentichiamo i suoi libri: infatti a “Siate ribelli, praticate la gentilezza” e “Sogniamo più forte della paura“, si è affiancato da un po’ di tempo “In fondo basta una parola“, terzo libro di Saverio Tommasi, edito da Feltrinelli.
Un titolo che si apre a due scenari, uno positivo e uno negativo: infatti basta una parola per far sentire gli altri ben voluti e apprezzati, per far sentire il nostro affetto, ma anche per ferire, chiudere un rapporto, far sentire qualcuno non ben accetto e allontanarlo.
Un tema, quest’ultimo, molto sentito in quest’epoca dove i social la fanno da padrone, alimentando leoni da tastiera che non si rendono conto di quanto possano colpire con le loro parole.
Saverio Tommasi ha scelto cinquanta parole, che ci ha spiegato a modo suo ma, soprattutto, le ha usate per raccontarci altrettante piccole storie, legate alla sua vita, non solo personale, ma anche lavorativa.
Infatti chi lo segue potrà ritrovare aneddoti o nomi di persone che ha già conosciuto grazie ai suoi video.
In alcune parole potrete ritrovarvi, da altre potrete sentirvi lontani, o ancora vi suoneranno del tutto nuove, ma sicuramente ognuna di queste vi farà riflettere, sorridere e, perché no, commuovere .
Io ho trovato le mie tre parole del cuore:
Malagevole.
Ho sentito Saverio molto vicino mentre ci spiega questa parola, che sembra difficile anche da contestualizzare, ma credo che una frase renda bene il suo significato: “Ho un rapporto malagevole con i cacciatori, e odio l’atto dell’uccidere. Mi repelle. Però ho un barbecue in giardino, e mi piace invitare gli amici e cuocere per loro la bistecca. Ecco, con certe complessità ho un rapporto malagevole“.
Rubare.
Sembra una parola brutta e, in effetti, lo è. Ma lo è ancora di più quando il soggetto di questo verbo sono i nonni. Nonni che rubano, perché non hanno la possibilità di comprare un quaderno o una matita ai nipoti che stanno per iniziare la scuola.
Questo mi riporta a qualche anno fa, quando in un supermercato mi accorsi che le confezioni dell’adesivo per le dentiere erano vuote e un addetto ai lavori mi spiegò che molti anziani lo rubavano, perché non potevano permetterselo.
Saverio ha ragione: “Dovrebbero inventare degli antitaccheggio che fremano i ricchi e fanno passare i poveri, quelli sì che sarebbero degli antifurti corretti”.
Sheep.
Se conoscete Saverio Tommasi, saprete già che cosa significa questa parola e quanto sia importante.
Sheep, infatti, è l’associazione creata da Saverio e diventata grande in poco tempo: “insegna a lavorare a maglia a persone che hanno avuto un inciampo nella vita. Donne rifugiate e vittime di tratta, pazienti psichiatrici, qualche ex detenuto, anziane sole nel loro quartiere… ” ma chiunque può diventare volontario e creare coloratissimi quadrati, lavorati a maglia, che diventeranno calde coperte per chi non ha una casa e deve affrontare le fredde notti invernali.
Ma Sheep sta crescendo e con lei i suoi progetti, perciò vi invito a fare un salto su www.sheepitalia.it per saperne di più!
Se volete scoprire le altre quarantasette parole e trovare la vostra preferita, non vi resta che leggere “In fondo basta una parola”.
Io ne ho usate ben cinquecentoquarantuno, perciò non mi resta che augurarvi:
buona lettura!
Roberta (cinquecentocinquantuno)
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