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La Memoria che resiste

La Memoria che resiste

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Stefano Radice

Gli autori de “La Memoria che resiste”, ovvero l’esperto di storia contemporanea, Stefano Radice, e il fotografo Andrea Pepe, hanno raccontato la Resistenza apuana attraverso le testimonianze di 19 partigiani di Massa, Carrara e Montignoso.

La Resistenza, per le città di Massa e Carrara, è un fenomeno ancora oggi molto sentito. Chiunque di noi ha, o ha avuto, in famiglia un ex partigiano ed è cresciuto ascoltando i suoi aneddoti sulla Seconda Guerra Mondiale e sulla lotta al regime.

A 70 anni dalla Liberazione, “La Memoria che resiste”, si pone lo scopo di tramandare le esperienze dei nostri partigiani affinché le loro gesta non siano dimenticate, trasformando parti di vita vissuta in una  storia confusa tra mito e realtà. Perché se è vero che ci sono episodi che rientrano di fatto nella tradizione storica locale, come l’eccidio di Forno del 13 Giugno 1944 e la Rivolta delle Donne Carraresi del 7 Luglio dello stesso anno, è altrettanto veritiero che esistono  storie tramandate di padre in figlio o rivelate esclusivamente nelle sedi dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ), storie che difficilmente vengono diffuse apertamente.

I racconti dei partigiani, riportano alla luce memorie di persone coinvolte in modi diversi nella Seconda Guerra Mondiale: “ex combattenti delle guerre fasciste, partigiani di diversa appartenenza politica, vittime della deportazione, famiglie e comunità colpite dall’efferatezza delle stragi naziste”. Così, attraverso queste testimonianza la memoria autobiografica e quella storica si fondono assieme.

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Ciò che rende “La Memoria che resiste” speciale è l’unione dei racconti dei partigiani, intervistati da Stefano Radice, con i loro ritratti ad opera di Andrea Pepe. Non troverete immagini di giovani combattenti della prima metà del Novecento, non ci sono fotografie tratte da archivi storici, ma i partigiani sono fotografati nel presente e anche i loro volti evocano  la loro storia.

Per i due autori è stato sicuramente un lavoro impegnativo e, sotto alcuni aspetti, una vera corsa contro il tempo, data l’età degli intervistati. Una difficoltà da non sottovalutare è stata certamente quella di fissare la conversazione avuta con l’intervistato, infatti, “l’intervistatore” – come spiega lo stesso Radice nella prefazione -“è insieme archivista e storico, raccoglie e fissa la conversazione, ma contemporaneamente la suscita, la sollecita, la orienta”.

Per rendere completo “La Memoria che resiste” è stato fondamentale, il contributo dei ritratti di Andrea Pepe, che attraverso un  singolo scatto è stato in grado di raccontare una vita intera. Dietro al clic della sua macchina fotografica, ci sono le stesse “ore di conversazione, chilometri percorsi, arrabbiature, sorrisi, lacrime, storie di battaglie e di vita quotidiana, ricordi di sofferenza e tragedie” racchiuse nelle interviste di Stefano Radice, infatti, come sostiene lo stesso Pepe, “fotografare significa scrivere con la luce”.

Pensiamo che entrambi gli autori siano riusciti a cogliere l’essenza della Resistenza apuana, suscitando nel lettore vere emozioni, cosa che, normalmente, in un’opera storiografica non accade.

 

Roberta & Martina