La Regina delle Mimose
Salgo sul treno per Viareggio e cerco posto in uno dei primi vagoni. Appena entro non posso far a meno di sorridere, vedendo una signora sulla settantina che è una vera esplosione di mimose. L’8 marzo si avvicina e immagino sia una venditrice ambulante. Prendo posto sul sedile dietro al suo e me ne dimentico, presa dal “mio” romanzo,”La fata Carabina”.
-Biglietti prego- la voce del controllore mi riporta alla realtà e, sbuffando, tiro fuori il mio logoro abbonamento mensile.
Ma l’uomo, credo abbia sessant’anni portati bene, non ce l’ha con me, almeno non ancora. È fermo davanti alla vecchina per controllare il suo biglietto. Lei non lo considera.Guarda proprio da un’altra parte. Me ne accorgo, perchè mi volto e vedo le mani del controllore dare un colpetto leggero a qualcosa che credo che sia la spalla della donnina, che a questo punto decide di concedergli la sua attenzione.
Non ha il biglietto. Nel vagone cala il silenzio.
Lui le dice che alla prossima fermata dovrà scendere. Lei non risponde. Arriviamo a Pietrasanta, la donna non si alza. Lui deve interrompere quella conversazione a senso unico per svolgere le mansioni di capotreno.
Ripartiamo e torna nel vagone con un poliziotto in borghese.
” Non ci credo”, penso.
Inizia un surreale interrogatorio per scoprire almeno dove deve scendere, ma la Regina delle Mimose risponde, o meglio non risponde, a suon di rime.
“Ora mi alzo e le pago il biglietto” mi dico, controllando di avere soldi a sufficienza. Mi guardo intorno e vedo molti sogghignare. Non sono solo ragazzi, ci sono molti adulti.
“Ok, appena si zittisce il controllore, mi alzo e…” Un omone mi precede. Senza parlare, si alza e tocca il braccio del controllore e appena questo si volta, tira fuori una banconota da 20 euro. -Non si preoccupi- sbotta il controllore- il problema non è il biglietto. Questa donna è pazza-
Il gigante torna a sedersi( io sono contenta, perchè tra tutti i presenti, mai avrei pensato che quello che sembrava più burbero avrebbe provato ad aiutarla).
La signora continua a parlare “a ruota libera” (come me adesso, per intenderci) di amore, di come salvare una vita e del fatto che scenderà solo quando Dio lo vorrà.
I passeggeri, intanto, se la ridono.
-Via, oggi siamo buoni- conclude il poliziotto in borghese.
Siamo quasi a Viareggio, mi preparo a scendere e resto in piedi vicino all’uscita. Adesso ho la Regina delle Mimose a pochi centimetri da me. La guardo. Ha degli indianini neri con scritto, a pennarello, “Pace” e ” Salva una vita”, sopra ai pantaloni ha una gonna tutta colorata che ricorda la bandiera della pace.I vestiti sono pieni di scritte simili a quelle degli stivali. In testa ha una cappello formato da mimose, vere e altri fiori, finti. Sta ricamando, seranemente, un cuore di feltro. È cirdondata da altre mimose.
Viareggio.
Roberta
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