
La vita vale molto di piú
Come ogni mattina e ogni sera i miei occhi si aprono e si chiudono con la visione del cielo e del sistema solare e naturalmente la musica di Vasco in sottofondo. Eccomi nella mia stanza, sdraiato sul letto a guardare il mio cielo e all’improvviso davanti a me tante immagini, alcune sbiadite altre invece così piene di particolari, ricordi di un bambino simpatico ma discolo, la mia amata/odiata scuola, quante ne ho combinate dentro lì, gli anni più belli, ed è lì che ho conosciuto gli amici, quelli con la A maiuscola, quello che ho scelto a pelle, senza pensarci due volte, quelli che non mi hanno mai abbandonato, tranne un paio, ma quelli non erano poi così importanti, gli altri, gli altri sì che lo sono, quelli che spesso passano da casa anche solo per un saluto, quelli che mi guardano dritto negli occhi e non hanno paura ad abbracciarmi. Il ricordo più forte però è quello di mio padre, sempre pronto a rimproverarmi o a trovare qualcosa che non va nelle cose che ho detto o che ho fatto, lui che non mi ha mai detto bravo ma che a tutti racconta quanto è fiero di me, mio padre, gran lavoratore, marito premuroso e padre decisamente autoritario, un uomo semplice, un uomo di poche parole, un uomo pronto a battersi per vincere le ingiustizie ma che in una fredda mattina d’inverno mi ha lasciato per non tornare mai più, se non nei miei sogni. E i ricordi si susseguono in una danzante sequenza colorata, le prime uscite, le prime feste, le prime conquiste, le raccomandazioni di entrambi i miei genitori, che continuavano fino a quando non sentivano chiudere il portone di casa, sempre troppo apprensivi, sempre troppo protettivi … E lei, un ricordo quasi sbiadito, di lei ricordo a malapena il nome, lei, la più carina, la più simpatica, la più facile, come dicevano tutti e così è stato e poi il buio. Il ricordo dei mesi successivi mi perseguita, una gelida stanza di ospedale, mesi e mesi chiuso lì, ero uno dei primi casi in Italia, ero importante, ne avrei fatto volentieri a meno di così tanta pseudo notorietà, nessun pianeta a farmi compagnia, nessuna musica in sottofondo, solo il fastidioso rumore dei monitor che mi fanno capire che sono ancora vivo, sì, ma per quanto? E in che modo? E perché? Sì, perché a me? Maledetto quel Dio, ma quale Dio, buono, giusto e misericordioso, con chi? Di certo non con me. Qualcuno mi ripeteva la solita cantilena nauseante, la colpa non era di Dio ma mia, cazzo, certo che è mia ma Dio è colpevole quanto me, cazzo, che qualcuno provi a dirmi il contrario. Lacrime scendono dai mei occhi, quando li riapro sono di nuovo nella mia stanza, leggermente più grande e molto provato. Ogni volta questi maledetti ricordi che affiorano e rendono le mie giornate insopportabili, non voglio più ricordare, non voglio più soffrire. Mia madre mi chiama e a fatica riesco ad alzarmi, vorrei rimanere qui e tornare con la mente a prima, a prima di tutto, a prima di questo. Mi guardo allo specchio e sorrido, un debole sorriso, ma c’è ancora e questo per oggi mi basta e avanza. Se… se le cose fossero andate diversamente. Tutto ritorna a quella sera, sempre la stessa musica in sottofondo, le stesse immagini e le parole di mio padre, ma questa volta le ascolto, le sento veramente e capisco molte cose, ma soprattutto le metto in pratica… lei, noi e 60 secondi, 60 secondi per cambiare tutta una vita … La vita vale molto di più, usa sempre il preservativo, l’HIV ruba il tuo tempo, ruba la tua vita, non permetterglielo. Ecco, è questo che dirò stasera nell’intervista, ci ho pensato molto e alla fine ho deciso di farla, è per una giusta causa, è per aprire gli occhi a questa nuova generazione di rammolliti, pronti a gesti estremi in tutto, solo per sentire l’adrenalina scorrergli nelle vene. Sono passati molti anni ma poco è cambiato, se ne parla meno ma è ancora qui e io con lei, un legame forte, indissolubile, io e la malattia, lei pronta a colpire ancora e io superstite, un sopravvissuto, un morto che cammina dico nei momenti più difficili e dolorosi della mia esistenza. Niente trucco per favore, io sono vero, sono qui, sono ancora vivo, questa è la mia faccia, questo è il mio dolore, questa è la mia rabbia, questa è la realtà, tanto brutta che per esorcizzarla non se ne parla più, ma io questa sera lo griderò al mondo, sì lo faro, il discolo è tornato, il ragazzo di un tempo è tornato, la vita vale molto di più, usa sempre il preservativo, l’HIV ruba il tuo tempo, ruba la tua vita, non permetterglielo. Sì, suona bene e spero che qualcuno stasera mi ascolti, mi ascolti veramente perché un domani non così lontano qualcuno possa dire, questa terribile malattia non esiste più. Ora sono veramente pronto, mamma e i miei più cari amici sono in salotto ad aspettarmi insieme alla giornalista venuta ad intervistarmi, un ultimo sguardo allo specchio, un bel sorriso, perfetto.
Antonella Bellé
8 thoughts on “La vita vale molto di piú”
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Nolto ben strutturato il racconto. L’argomento poi è quanto di più attuale ed interesse sociale che ci possa essere.
Brava Antonella!
Molto bello!
Penso che sia un tema molto toccante. Al giorno d’oggi dovrebbe essere trattato molto più frequentemente, dovrebbe essere un argomento vicino alle persone, specialmente ai giovani che pensano soltanto al divertimento e non alle conseguenze, quando queste potrebbero cambiare le loro vite. Molto bello.
Bello !
Ritratto delicato e a volte graffiante di chi sa riemergere arrampicandosi in maniera molto audace attraverso la propria grinta senza farsi sopraffare dallo sgomento tipico di chi affronta una malattia incurabile.Brava Antonella complimenti
Argomento ancora molto attuale trattato, con qualche giusto spruzzo di “colore qua e là, in modo molto delicato. Brava Antonella!
sono tutti molto belli.. Ma questo mi ha colpito maggiormente