
Nel posto giusto al momento giusto
Dopo un’estate di lavoro e lacrime, non vedevo l’ora che arrivasse il 25 Ottobre per la tanto sospirata vacanza tra amiche.
Ad Agosto avevamo approfittato dei prezzi stracciati di Ryanair per prenotare il volo e la scelta era ricaduta tra due mete completamente diverse: Parigi o Marocco.
Pensavamo che di questi tempi il rischio attentati riguardasse un po’ tutti i Paesi ma, sulla carta, il Marocco sembrava il meno sicuro tra i due.
Così eccoci arrivate al momento della partenza per… Parigi!
4 giorni di musei, Tour Eiffel, Champs Elysees, formaggi, crepes, il bellissimo cimitero monumentale di Père Lachaise e l’immancabile accentazione su “ognì parolà che sì pronunciavà”. Un alloggio spartano in un monolocale da dividere in 5 – ma in vacanza ci si adatta a tutto, si sa- in Rue Oberkampf, un quartiere tranquillo, vicino a Place de la Republique, pieno di studenti e con molti locali in cui passare una serata in allegria.
Tornata a casa ero tentata di scrivere un diario di viaggio per il blog, come mi era capitato dopo altri viaggi, ma poi gli impegni hanno preso il sopravvento e non l’ho fatto.
Venerdì 13 Novembre, sono trascorsi 16 giorni dalla nostra bellissima vacanza, in quella calda Parigi di fine ottobre, piena di militari armati che ci passeggiavano accanto, stonando profondamente con il nostro umore vacanziero. Quella Parigi che oggi, al culmine dell’ ennesimo periodo stressante e dopo una nuova brutta giornata, che mi ha vista asciugare più volte le lacrime, mi manca un sacco.
La sera preferisco restare a casa e guardare un po’ di tv mentre me ne sto raggomitolata sotto il piumone.
Ma appena accendo il televisore, il mio cuore si spezza.
Parigi è stata attaccata. Inizia il conteggio dei morti.
Mia madre telefona commossa, dicendo che, grazie a Dio, non è successo mentre ero là.
La chat di gruppo di Whatsapp, nominata “Paris mon amour”,si rianima : siamo tutte shoccate e ci sentiamo, per la prima volta, davvero fortunate.
Guardiamo la mappa della città e scopriamo che il nostro appartamento e il Bataclan, ormai diventato molto famoso, si trovano a qualche strada di distanza. Vediamo al telegiornale persone intervistate vicino al bar in cui abbiamo fatto colazione durante l’ultima mattina parigina, quando, tristissime, ci preparavamo a tornare alla nostra vita.
Sono passati 16 giorni, ma poteva succedere in qualunque momento. Non si sa perché sia accaduto proprio il 13 e non uno dei giorni in cui eravamo là. Forse eravamo nel posto “sbagliato” al momento giusto o – come ha precisato la mia amica Ely- al posto “giusto” al momento giusto. Perché alla fine “Parigi è sempre una buona idea” -come afferma il titolo di un libro- e la paura non vincerà sulla voglia di vivere.
Roberta
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