#svegliatitalia – Sabato 23 Gennaio!

  #svegliatitalia è ora di essere civili! Crediamo che il concetto più importante per un essere umano sia la “Libertà“. Libertà di essere ciò che si vuole, libertà di mostrarsi in pubblico per quello che si è, ma, soprattutto, libertà di scelta. Grazie all’iniziativa #svegliatitalia l’opinione pubblica, che prima sembrava disinteressata ai problemi che da sempre affliggono, nel nostro Paese, la componente omosessuale della…

Concorso “La ragazza alla finestra”-Il vincitore!

Come annunciato nei giorni scorsi, la giuria si è riunita e ha decretato il vincitore assoluto del secondo concorso di scrittura creativa “La ragazza alla finestra“! Non è stato semplice, perché tutti i partecipanti hanno dimostrato grandi doti nell’arte della scrittura e una buona dose di originalità: è stato un vero testa a testa!  Ma alla fine i numeri hanno…

Trasparenze – Simone Conti

Durante la visita alla mostra d’arte contemporanea #Community abbiamo potuto apprezzare le opere dei 13 artisti che vi hanno preso parte. Alcuni di essi ci sono piaciuti a tal punto da informarci su loro eventuali personali, per questo, qualche giorno fa, abbiamo avuto il piacere di visitare “Trasparenze” di Simone Conti, presso la Torre del Castello dei Vescovi – Conti di Luni,…

Premio Nina Kaucisvili- Concorso di poesia

Qualche giorno fa,  Gaia, blogger di www.lacenadeicreativi.it , ci ha informate – e chiesto di promuovere – riguardo alla bella e importante iniziativa dell’Associazione Laboratorio di Lettura e Scrittura Creativa nella Casa di Reclusione Milano-Opera : un concorso di poesia dedicato a Nina Kaucisvili dal titolo “La Memoria in tutti i suoi aspetti e contenuti”.    L’idea di parlare di poesia…

#Community – Mostra di Arte Contemporanea

Durante le vacanze di Natale abbiamo avuto modo di visitare la mostra di arte contemporanea #Community, ospite nel Centro Arti Plastiche (CAP) di Carrara  fino al 17 Gennaio 2016. Ne avevamo sentito molto parlare ed eravamo rimaste incuriosite dalle immagini postate sulla pagina Facebook ad essa dedicata, perciò non aspettavamo altro che trovare un po’ di tempo libero per vederla dal…

La Scanna-Omo

“Nonna, ma chi è quella donna? Quanti anni ha?” chiesi un giorno, mentre me ne stavo affacciata alla finestra a osservare l’anziana vicina che cantava le ricette, mentre cucinava. “Siediti e ascolta bene” fece mia nonna “quella è la Scanna-Omo” e cominciò a raccontare…  “Il suo nome è sconosciuto a molti, la sua storia non è mai comparsa sui giornali, i tratti del suo volto da giovane sono rimasti leggibili e amati solo nelle foto dei suoi cari, mentre gli occhi infuocati della sua vendetta hanno finito per essere presenti come un addio nel corpo del suo aguzzino”. Mia nonna mi aveva già incatenato al suo racconto. “Fu una giovane donna assolutamente nella media per tutte le sue qualità, si potrebbe dire semplice, eccezionale solo nell’aspetto e nelle capacità culinarie. Nel 1925 era una sedicenne dalla bellezza dirompente, sanguigna. Della sua vita non si sa quasi nulla, se non quello che si tramanda qui a Chitignano dove fu soprannominata appunto la “Scanna-Omo”. Abitava con la famiglia in campagna, i suoi genitori lavoravano a mezzadria e vivevano stentatamente dei frutti del piccolo pezzo di terra che coltivavano. Angelina, l’ultima di dodici figli maschi, li aiutava, cucinando per tutti. Ogni mattina la ragazza vedeva passare dal viottolo che costeggiava un lato del campo un contadino ventenne che si chiamava Nicola, il quale si recava con il suo carretto in paese a vendere frutta, verdura, uova e pollame. Non c’era volta che Nicola, vedendola, non le lanciasse quando tre mele, quando due pere o le lasciasse vicino all’acciottolato un paio di uova. Angelina lo aspettava sempre al ritorno poco prima di mezzogiorno. A volte gli lanciava una mela, sussurrando: “Prendila e mangiala, ha il sapore delle mie lacrime”, altre una pera cotta con i chiodi di garofano e la malva “Mangiala prima di dormire, sognerai i miei baci”, altre ancora gli metteva per terra le uova cotte in camicia e adagiate sulla fettunta.” Mentre mia nonna raccontava, cominciavo a sentire i primi morsi della fame pomeridiana.  “Ad Angelina quel giovane, che sapeva di noci, prugne e onestà, piaceva molto, ma, come aveva imparato, continuava a cucinare e lavorare senza farsi mai raggiungere se non dai suoi sguardi. Poi a una festa di paese avvenne che i due, mentre Angelina gli porgeva delle frittelle di San Giuseppe da lei cucinate, si sfiorassero le mani. Nicola ribollì dentro, si leccò le labbra, prese le due dita di lei ancora zuccherose e se le mise in bocca, baciandole la mano fino al polso. Lei inevitabilmente impazzì e cominciò a snocciolare come un rosario la ricetta delle frittelle “Si lessa il riso in acqua e latte con una stecca di vaniglia fino a che non risulta morbido, poi si formano delle palline, si friggono, si scolano sulla carta gialla e si servono con lo zucchero…”. Nessuno aveva visto il gesto di Nicola, tutti avevano sentito Angelina. “Ecco che ricomincia con questa grulleria delle ricette” gridò suo babbo “Vai a casa Angelì, vai, devi aver preso già troppa guazza”. Fu inevitabile che i due si guardassero e si salutassero con gli occhi, facendosi una promessa solenne. Fu un dialogo d’amore che durò il  tempo di uno starnuto”. “Nonna, ho fame, prepariamo il the con i biscotti?” “Sì, metto a bollire l’acqua” “Sì, ma dopo continua…” Un attimo e fu di ritorno. “Allora, il nostro paesino all’epoca era assoggettato al caporione dei fascisti, Bernardo, squadrista manganellatore, un uomo viscido, prepotente e brutale che spadroneggiava insieme ai suoi bravi. Bernardo assaggiò le frittelle e decise che  avrebbe assaggiato il resto di quella pastosa e corvina ragazza”. Quando mia nonna raccontava, non c’erano censure, si narravano i fatti così com’erano successi: nudi e crudi. “Un giorno Angelina era al mulino. La poveretta, nero come la notte e rapace come un’aquila, non lo vide arrivare. La colse da dietro, a tradimento, come era solito fare con tutti, tirò fuori il manganello e si portò via il fiore bianco della sua  verginità, lasciando dietro di sé una scia di sangue e di vergogna”.  Mia nonna, mai parca di dettagli, si portò via invece l’innocenza dei miei otto anni. “Il padre e i fratelli la trovarono ancora distesa in mezzo alla farina, sanguinante e in preda al delirio. Angelina stava recitando il procedimento per fare il castagnaccio, ma questa volta suo babbo non fiatò. Il giorno dopo Nicola accorse al podere della ragazza e la trovò nell’aia che con lo sguardo vitreo sgranava fagioli, bisbigliando: “Si lessano i fagioli, si passano per metà e la purea si rimette nel brodo, si conservano interi gli altri. Si rosolano gli odori e le verdure, si aggiunge il farro, si soffrigge e si mescola, si unisce il pomodoro e la purea di fagioli. Salare, pepare e lasciar bollire”. Angelina si alzò, gli mise in mano la cesta con i fagioli sgranati e fece per tornare in casa, lui lasciò cadere la cesta e si mosse verso di lei. Come quella volta alla festa, si parlarono con gli occhi.”  “Nonna, è pronto il the” Andò in cucina, mi porse una tazza, soffiò sulla sua fumante, non bevve e continuò… “Poi Nicola aspettò che a notte fonda Bernardo uscisse dal bar, legò il carretto a un albero nascosto e attese. L’uomo nero si portò in disparte per svuotarsi un po’ e fu solo allora che alla luce della luna un lampeggiare di roncola gli piombò addosso”.  Mia nonna quasi gridò nel pronunciare l’ultima frase, io mi bruciai la lingua. “Quella notte davanti casa di Angelina fu scaricato un grosso maiale per la festa della domenica successiva. I fratelli della  ragazza non fecero domande, trascinarono il corpo giù nello stallino, lo attaccarono per i piedi al gancio da scanno e lasciarono che tutto il sangue confluisse in un grosso catino, poi, dopo aver fatto il lavoro più duro, misero in mano alla sorella i coltelli giusti e la lasciarono da sola a recitare le sue preghiere culinarie”. Niente, dopo quel racconto, mi avrebbe più impressionato nella vita.  “Si narra ancora che la Scanna-Omo passò tutta la notte cantilenando prima la ricetta del sanguinaccio, poi quella dei fegatini, quella dello stinco briao e infine quella del cinghiale in umido. La domenica successiva tutto il paese, compresi i camerati, si leccarono i baffi davanti al banchetto a base di maiale offerto dalla famiglia di Angelina per quel giorno di festa. Qualche giorno dopo cominciarono le indagini per la scomparsa di Bernardo. Nicola fu costretto a scappare, perché qualche camicia nera, con ancora la pancia…

Negli occhi di mia madre – Titti Federico

Grazie all’iniziativa “Letture da Dieci” ci è capitato di leggere libri dei più svariati tipi, alcuni che non avremmo mai preso in considerazione e che invece ci hanno davvero appassionato, ma del resto il senso di questi incontri era proprio la scoperta di  nuovi generi e la condivisione del  proprio pensiero. L’ultimo libro che abbiamo avuto il piacere di leggere, grazie alla nuova…

Via Roma

Forse non vi dice niente. Probabilmente ci siete passati, in una città qualunque come ce ne sono tante nel mondo. Ma anche in un città qualunque, in una strada qualunque , ci sono storie da raccontare. La via Roma è come tante strade delle nostre città. Piena di buche, con le radici di pino che alzano il cemento del marciapiede creando una serie di ostacoli. La percorrevo a testa bassa, evitando così di inciampare. Quel giorno stavo risalendo la strada sul lato destro, chiuso nel giaccone fino al mento, ascoltando musica con le cuffie. Per anni sono passato di qua. Alberi e macchine  sono sempre al loro posto. Mentre avanzavo la mia attenzione fu attirata da un gruppo di persone che stavano discutendo e gesticolando. Stavano sul marciapiede, ferme, davanti ad un bar. Proseguivo tenendo la testa bassa, evitando di incrociare lo sguardo e non dare l’impressione di interessarmi ai fatti loro. Decisi allora di cambiare strada, ma non riuscii a scendere dal marciapiede. Una signora in vestaglia di lana rossa, ciabatte e bigodini in testa si fiondò verso di me, continuando ad indicarmi, dicendo qualcosa. Non capivo. Tolsi le cuffie e dissi <<Scusi, può rieptere?>>  La signora con il dito puntato verso me <<Ha sentito, giovanotto>>. Poi agitando la mano  <<Ė stato un grido pazzesco>> Un signore, alto ,con un cane di piccola taglia al guinzaglio, disse <<non può non aver sentito niente>> poi aggiunse <<proveniva da quella finestra >> indicando il quinto piano di una palazzina gialla con chiazze di umidità, dall’altro lato della strada. Mi voltati, ma la palazzina non aveva niente di strano. Le finestre erano tutte uguali, bianche con le tende verdi, panni stesi al terzo piano e nient’altro. Mi voltai verso i tre e dissi <<Cosa avrebbe detto?>> Il terzo componente del gruppo era  un ragazzo in tuta, con un cappello rosso e un tablet tra le mani, che faceva ruotare come un volante, cercando di inquadrare la finestra. Senza voltarsi disse <<Ha detto che si butta giù o qualcosa di simile>>. Poi continuò a cercare l’inquadratura migliore. La signora, che non aveva ancora smesso di fissarmi, intervenne <<Le parole precise sono: “Salto giù!” Ė così che ha  detto>> annuendo con la testa  <<ne sono sicura>>. Una voce affannata precisò <<Diceva “mi buttano giù”>>. Una in carne con il grembiule scuro e le mani infarinate si stava avvicinando a passo svelto verso noi <<Da casa mia>> indicando un palazzo poco distante <<Si è sentito benissimo.>> Anche il cane iniziò ad essere impaziente, cominciò ad abbaiare per attirare l’attenzione. Sembrava che con quel verso, improvvisamente, avesse risvegliato la memoria del padrone che disse, con tono deciso, <<ha ragione la signora, quella ragazza ha detto “mi buttano giù”>>. Provai ad intevenire nella discussione, ma la signora con i bigodini iniziò a fare gesti con le mani e arrossì, prendendo il colore della vestaglia. Cambiò la sua versione, adeguandosi a quella degli altri <<E’ proprio così>> poi aggiunse << Visto il via vai che c’è in quella casa, non mi stupirei se non fosse sola>>. Le due comari discutevano sulle abitudini della ragazza. Dal bar di fronte uscì un uomo, in tuta da lavoro. Visto l’orario e l’andamento barcollante, si poteva immaginare che il turno di lavoro l’avesse già finito da un po’ e che dovesse essersi fermato a bere qualche bicchiere. …

Orfeo

Domenica. Freddo e pioggia. Sei della sera. Una fredda e piovosa domenica alle sei della sera. Novembre e Anna odia novembre. Annoiata, guida con gli occhi fissi sulla strada, mentre l’indice e il pollice della mano sinistra giocano con il lobo dell’orecchio, è la sua coperta di Linus, la tranquillizza.  Mentre tamburella nervosamente le dita sul volante, pensa: <<Non mi è mai stata simpatica la parte del rientro a casa, l’imbrunire, la fine del week end, la fine in generale>> e poi <<Non sono brava con le conclusioni e non mi piacciono i cambiamenti, non so come nè quando dire basta, mettere un punto.>> Per questo, mentre sta rientrando, già pensa a come organizzare cena e dopo cena, un cinema, una bevuta con le amiche, basta impegnare tempo e testa, possibilmente fuori. E poi le luci, le luci accese alle finestre, soprattutto nelle cucine, le danno un senso di malinconia, la opprimono e le scappa un pensiero a voce alta <<Ma come fa la gente a stare bene in casa?>>. Sarà che non ne ha ancora una tutta sua e non ha ancora trovato il suo posto nel mondo, nè fuori nè dentro, ma proprio non ci riesce, ogni occasione, ogni scusa è buona per sgusciare via.  Poi, all’improvviso, il semaforo rosso ferma macchina e pensieri e una finestra, che e’ sempre stata li’, accesa, nel solito quartiere, nel solito palazzo, al solito piano, attira la sua attenzione per la prima volta.  <<Possibile che non ci abbia mai fatto caso>> esclama tra sé e sé <<No, aspetta, la domanda giusta è perchè ci sto facendo caso adesso? Eppure ha un’aria così familiare, la riconosco, mi pare quasi di averci vissuto. Ma no no no, cosa sto dicendo?>> Scrolla leggermente la testa e le scappa un sorriso, proprio lì all’angolo destro della bocca, e sussulta un pò.  Dietro la tenda scorge un’ombra che si muove in modo nervoso, avanti e indietro, gesticolando, sembra che stia litigando, oppure parla al telefono, magari sta solo cantando. Non riesce a non guardare, si fissa sulla luce che illumina la stanza, è in salotto, segue l’ombra avanti e indietro poi, aspetta, si ferma, si volta, si avvicina alla finestra e si affaccia. Anna distoglie lo sguardo di scatto, come se avesse paura che si accorga di lei, del suo sguardo fisso e indagatore, della curiosità quasi morbosa che la fa stare ferma lì, dentro quella casa, dentro la vita di qualcun altro, senza essere stata invitata. Ecco che con la coda dell’occhio scorge la tenda che si chiude di nuovo e così, come attratta da una calamita segreta, Anna si volta nuovamente a guardare. Cerca di capire dove sia e la sua mente comincia a immaginare il motivo del suo turbamento. Giulia, Maria, Chiara, Elena, Eleonora. Capelli appena appoggiati sulle spalle, braccia forti, camicia lunga, da uomo probabilmente. Forse sta aspettando qualcuno? Forse qualcuno è appena andato via? Resta immobile, dietro la tenda, nella penombra di una stanza che si fa sempre più buia, la luce, ora, è solo quella di un’ abat jour. La donna si appoggia con la fronte e appanna il vetro con il fiato, ha l’aria disperata. Anna resta lì, immobile nei suoi pensieri per un tempo indefinito, prova a raccontarsi la sua storia: ha un aspetto scontroso e orgoglioso, è sicura di sé, si intuisce da come si muove e dalla postura di collo e spalle. <<Non ho mai avuto quella spavalderia>> pensa << né quella sicurezza.Non ho mai rivendicato il mio diritto di stare dove sto, al lavoro, in famiglia, in una storia…insomma di essere io, qui ed ora>>. Deve essere una donna forte, ma qualcosa la fa vacillare, le sembra di sentire il battito alterato del suo cuore e il respiro affannato.  Dicono che per vivere bisogna respirare; Anna ha sempre vissuto con il fiato corto, la sua vita e’ stata una lunga apnea di situazioni sbagliate tra parentesi di felicità dove ha ripreso fiato. E lei? Quella donna, perché non respira? Non vale la pena rinunciare ai propri polmoni, mai. Lo sta pensando proprio lei che non li ha più, che per ritrovarli si inventa ogni genere di espediente. Una giornata ventosa in riva al mare, una passeggiata in montagna, una boccata d’aria alla finestra aperta al settimo piano di un palazzo in centro e fa fatica, ogni volta, a chiudere gli occhi e a lasciare fluire i pensieri, che se si fermano allora si ferma anche il vento e il respiro si blocca. Ma perché è così disperata? Senza un senso logico, le torna in mente un episodio che aveva rimosso. Un giorno, durante la visita in  un museo una bambina di circa otto anni, di fronte al dolore scolpito in volto dal Canova nel suo Orfeo, chiedeva insistentemente alla sua mamma: <<Perché e’ cosi disperato, mamma? Perché è cosi disperato quest’uomo>> La mamma non rispose, non sapeva che dire, o forse non voleva spiegare alla bambina che quell’uomo ha perso la sua Euridice per sempre, l’amore della sua vita, perché dopo aver sfidato mille avversità e tutti gli dei degli inferi non ha saputo…

La ragazza senza età

Il sole alto sopra le case. La strada inondata di luce. Riflessi accecanti sui vetri delle auto accantonate ai bordi. Via Buonarroti. Si snoda deserta, serpeggiando lievemente, con i suoi palazzi datati allineati compatti dal centro verso la strada che porta a Codena , per poi disunirsi in costruzioni ammassate e disomogenee, gettate più per riempire gli spazi che per…

Quest’anno ti ha detto male – Pulsatilla

Chi ha detto che solo i bambini ( e le blogger di In Punta di Penna ) scrivono le letterine a Babbo Natale? Ma soprattutto, chi ha detto che Babbo Natale riceve solo lettere dolci come lo zucchero, piene di buoni sentimenti e di richieste di doni? “Quest’anno ti ha detto male – Lettere a Babbo Natale cestinate da lui medesimo…

Caro Babbo Natale…

Caro Babbo Natale, quest’anno ho molte aspettative sul Natale e, soprattutto, su di Te. Lungi da me crearti ansie da prestazione, intendiamoci ! Però, se è vero che sai tutto di tutti, perché ci osservi per capire se siamo stati buoni o cattivi (e poi fai pure la spia alla Befana!), dovresti sapere che per me è stato un anno…

Non so più dove cercarti – Alessio Biagi

Dopo “Prenditi tutto quello che ho“, Alessio Biagi torna con un nuovo romanzo dal titolo “Non so più dove cercarti“, edito da Meligrana Editore. Questa volta Biagi ci accompagna alla ricerca di Valentino, un cantante italiano di fine anni Cinquanta, scomparso nel nulla e dimenticato da tutti. Quando un giornalista della rivista “La Musica”, protagonista del romanzo – o meglio coprotagonista-…

Tradimenti

Nonostante Carrara continui a non avere un vero teatro, la stagione teatrale è iniziata alla grande da un mese. Ieri sera è andato in scena “Tradimenti” con Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione, per la regia di Michele Placido. Il teatro era gremito di gente e dietro di me c’era un vero e proprio fan club di Ambra, che…

La ragazza alla finestra.

Era una sera come tante altre e come di consueto posteggiai la macchina nel parcheggio antistante l’abitazione della prof che dava ripetizioni a mia figlia. Armeggiai nel cruscotto dell’auto e tirai fuori il libro che stavo leggendo per ingannare il tempo, tolsi l’orecchia alla pagina e cominciai a leggere, dopo alcuni minuti mi accorsi che non ricordavo nulla di quello…

L’amore è uno sbaglio straordinario – Daniela Volontè

Qualche giorno fa, curiosando nella libreria della mia amica Sarah, sono rimasta colpita dall’accattivante copertina di “L’amore è uno sbaglio straordinario” di Daniela Volontè. Era come se mi dicesse “Leggimi!” e io, ovviamente, non ho saputo resistervi e me lo sono portato a casa! 36 ore dopo stavo già leggendo l’ultima pagina – con tanto di lacrimuccia – e 48…

Letture da Dieci – “Un libro ci salverà!”

Soltanto un anno fa, in questo periodo, stavamo progettando  un evento per promuovere la lettura attraverso la condivisione tra lettori. Così è nato “Letture da Dieci“. Non pensavamo avrebbe riscosso tanto successo da avere un seguito quest’anno! Tutto questo non sarebbe stato possibile, ovviamente, senza Elena e Caterina, che ci hanno ospitate con grande entusiasmo, nella loro caffetteria, “Dieci“, in Piazza…

La ragazza fantasma – Sophie Kinsella

Da quando ero un’adolescente, Sophie Kinsella mi fa compagnia. Nelle calde giornate estive. Nei freddi pomeriggi invernali.  Durante i tre mesi più belli della mia vita, ha perfino riempito le mie pause pranzo, in solitaria, nel parco vicino alla sede della rivista Senior Times, in Oxford Lane a Dublino. Insomma, è una costante del mio essere lettrice. “La ragazza fantasma” è…

I docenti di Freedom Writers School

Ottime notizie: la scuola di scrittura creativa e storytelling Freedom Writers School riapre i battenti!!! Dopo il grande successo del primo anno, vi aspettano nuovi corsi e nuovi Workshop. Per questo secondo anno, i corsi si divideranno in BASED, per i nuovi iscritti, e ADVANCED, riservato a coloro che hanno frequentato la scuola lo scorso anno. Le iscrizioni sono già aperte e il…

“C’era una volta?”

Quest’estate non ci siamo risparmiate e, nonostante l’arrivo di Agosto, abbiamo un nuovo evento da proporvi! Mercoledì 5 Agosto Via Verdi, la Strada dell’Arte di Carrara, si trasformerà in un vero e proprio palcoscenico per dare vita a “C’era una volta?”, spettacolo teatrale scritto e diretto dalla compagnia “La O di Legno” (Policardia Bambinanza Carrara) che ha come protagoniste le camaleontiche…

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